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CHIESA – Giovanni Paolo II ha avuto sempre un grande amore per il laicato cattolico e in particolare per i giovani. Questa sua predilezione verso i giovani lo ha spinto a dare vita alle Giornate Mondiali della Gioventù alle quali hanno partecipato nel corso degli anni migliaia di ragazzi. Il sentimento di benevolenza per le giovani generazioni non ha mancato di essere corrisposto. Sono nati così i “Papaboys”. In occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II abbiamo intervistato Daniele Venturi, Presidente Nazionale dei Papaboys

Daniele, vuoi raccontare ai nostri lettori come e quando è nato il movimento dei Papaboys?

Il sito internet www.papaboys.org è nato nel 2001, mentre l’Associazione Nazionale Papaboys è stata fondata nel 2004. I Papaboys però non vogliono essere tanto un movimento, ma sono soprattutto un’associazione al servizio della Chiesa e dei giovani.

Quanti associati raccoglie oggi la vostra associazione e quali sono le più importanti attività che svolgete?

Gli associati attualmente sono circa 15.000. Principalmente noi Papaboys siamo impegnati a sostenere tutte le attività di preghiera proposte dalla Chiesa. Spesso sono proprio i Papaboys ad animare le Adunanze Eucaristiche. A me piace dire che il nostro compito è quello di “apritori di porte delle chiese”: aprire le parrocchie e portarci dentro i fedeli a pregare, con Gesù al centro dell’altare, ed è a Lui che affidiamo tutti le nostre invocazioni.

I papaboys sono nati con Giovanni Paolo II. Quale è stato il rapporto con i suoi successori Benedetto XVI e Francesco?

I Papaboys sono nati con Giovanni Paolo II, cresciuti con Benedetto XVI e continuano a crescere con Francesco. A due mesi dall’elezione di Benedetto XVI, il 28 giugno 2005, partecipammo all’incontro “Tanti cuori attorno al Papa. Messaggero di Pace” presso l’Aula Paolo VI.

Proprio durante la sei giorni di intercessione per la pace che avevamo organizzato a febbraio 2013 arrivò la notizia delle dimissioni di Benedetto XVI; in quell’occasione Benedetto XVI ci fece recapitare dall’arcivescovo Konrad Krajewski, centinaia di corone del Rosario.

Con Francesco il feeling inizia in Terra Santa: noi seguiremo il Santo Padre con tutta una serie di iniziative. Per l’occasione abbiamo anche realizzato il sito www.terrasanctapax.org che conterrà momenti live e di preghiera.

Quale aspetto del carisma di Giovanni Paolo II ti affascina maggiormente?

Ti rispondo evidenziando la principale motivazione che mi ha convinto a mettermi in gioco: la continua conferma della sua credibilità. Giovanni Paolo II predicava il perdono ed ha perdonato; predicava l’amore per i giovani ed i giovani li ha amati… (ci ha amati n.d.r.); predicava il donarsi fino alla fine e fino all’ultimo istante si è donato senza risparmiarsi.

Hai avuto modo di incontrare personalmente Giovanni Paolo II? Cosa ricordi, quali sono state le tue emozioni?

Ho incontrato Giovanni Paolo II in occasione dell’ultimo concerto di Natale in Vaticano, nel 2004. Ho potuto vedere da vicino il volto della sofferenza e, nel suo volto, ho potuto intravvedere il volto di Gesù.

In poche parole gli dissi cosa stavo facendo e mi sono impegnato, in quell’occasione, a continuare anche nel futuro.

Raccontaci della tua partecipazione alle Giornate Mondiali della Gioventù? Quale è stata la tua prima? Quale quella che ti è rimasta più nel cuore?

Alla GMG per il Giubileo del 2000 arrivai soltanto all’ultimo minuto, poi partecipai a Colonia 2005 con Benedetto XVI. Toronto e Rio le ho seguite al servizio dei ragazzi coordinando i vari gruppi. Per Rio avevo anche un biglietto invito, ma nello stile di Papa Francesco ho preferito trasferirlo a chi aveva più merito di me di essere lì.

La GMG che mi è rimasta più nel cuore… sarà quella di Cracovia 2016.

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