Senza istruzione corriamo il rischio di prendere sul serio le persone istruite. G.K.C.

Archivi del mese: maggio 2016

Venerdì 27 maggio, presso il centro Biancazzurro si è svolta la presentazione del libro L’Amore che guarisce, di Giulia Ciriaci e Ascenza Mancini che hanno presentato al numeroso e variegato pubblico l’esperienza di vita e di fede di Francesco Vittorio Massetti, sacerdote sambenedettese tanto grande quanto purtroppo sconosciuto. Le autrici hanno così tratteggiato la figura di don Vittorio, un vero profeta che ha anticipato con la sua vita e le sue opere quanto sarebbe poi sbocciato col Concilio Vaticano II: basti pensare al tema della chiamata universale alla santità, all’importanza data ai laici e in particolar modo alle donne, alla proposta di vita comunitaria per i sacerdoti. Queste intuizioni hanno preso consistenza a partire dal binomio che più ha connotato la sua esistenza: l’affidamento alla Provvidenza e la gratuità dell’azione svolta a favore degli ultimi.

L’incontro è stato impreziosito dalla presenza di don Gianni Anelli, canonico penitenziere della Cattedrale di San Benedetto del Tronto, che ha conosciuto don Vittorio ed è rimasto influenzato dal suo carisma. Durante il suo intervento, don Gianni ha espresso tutta la sua gratitudine alle autrici per questo volume che restituisce alla Chiesa la figura di don Vittorio nella sua interezza. Don Gianni è stato la fonte alla quale le autrici hanno attinto per riportare alla luce la figura di don Vittorio e l’anziano sacerdote si è prestato a questo lavoro sentendolo come una sorta di debito verso don Vittorio.

Al prof. Giancarlo Brandimarte e a Giuseppe Gregori sono stati affidate le letture di alcuni brani che hanno consentito ai partecipanti una più diretta introduzione nel vissuto di questo sacerdote chiamato “Vitto” dai sambenedettesi, “Franz” dagli studenti del collegio Augustinianum della Cattolica a Milano di cui è stato direttore, nome quest’ultimo che gli era stato dato dal Beato Piergiorgio Frassati, suo compagno di studi universitari.

Ma la figura di don Vittorio, così come è tratteggiata nel libro, ha da dire ancora qualcosa alla gente di oggi oppure quella delle autrici è una semplice rievocazione storica? Questa è la domanda che Giulia Ciriaci e Ascenza Mancini hanno fatto all’inizio dell’incontro e che ha accompagnato l’intera presentazione. Alla fine la risposta è venuta da sola: la vita dell’uomo, prima ancora che del sacerdote, è stata tutta poggiata su Cristo e pertanto essa risulta vera, autentica e capace dunque di valicare i limiti del tempo.

Al termine della serata ha preso la parola il vescovo Mons. Carlo Bresciani che ha detto come la storia narrata nel libro gli abbia consentito di ripercorrere alcuni momenti della sua vita e di poterli ricollegare alla figura di don Vittorio. Infatti, don Vittorio, che sotto il pontificato di Pio XII era stato condannato dal Sant’Uffizio, recuperò la pienezza del sacerdozio sotto Paolo VI, ma preferì trasferirsi a Brescia presso l’amico don Re, prete che l’allora giovane sacerdote Carlo Bresciani frequentava. Ora, improvvisamente, Mons. Bresciani è riuscito a dare un nome a quel sacerdote anziano e spesso silenzioso che gli vedeva accanto: si trattava proprio di don Francesco Vittorio Massetti! Infine, il vescovo ha sottolineato come tra le tante cose realizzate da don Vittorio, la più grande sia stata quella di rimanere fedele alla Chiesa durante tutta la persecuzione subita.

Share

L’Atlante Storico del Concilio Vaticano II, diretto da Alberto Melloni e curato da Enrico Galavotti e da Federico Ruozzi, tutti docenti di Storia del Cristianesimo, è edito dalla Jaca Book e costituisce quasi il sesto volume della monumentale opera Storia del Concilio Vaticano II, curata da Giuseppe Alberigo. Come Alberigo si era ispirato alla Storia del Concilio di Trento di Jedin per realizzare la sua più importante opera sul Vaticano II, così Alberto Melloni ha tratto spunto dallo stesso storico tedesco e dal suo Atlante di Storia della Chiesa per realizzare l’opera che presentiamo. Il volume è un indispensabile strumento non solo per gli specialisti, ma per chiunque voglia accostarsi allo studio di quello che, giustamente, è stato definito l’evento storico religioso più importante del XX secolo.

L’atlante si sviluppa su un duplice asse spazio-temporale. Da una parte ripercorre l’intera storia del Concilio Vaticano II, dall’annuncio dato da Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959, alla sua chiusura, ad opera di Paolo VI, l’8 dicembre 1965. Il lettore è così guidato per l’intero arco temporale delle 4 sessioni in cui il Concilio si è svolto. Dall’altra si mostrano i luoghi e gli spazi nei quali il Concilio si svolse: mentre alcune planimetrie (p. 80 e p. 88) ci mostrano la conformazione dell’aula conciliare e come i padri vi erano disposti, altre addirittura ci offrono la possibilità di capire presso quali istituti erano alloggiati i vescovi (p. 149) o dove avevano sede le avarie commissioni, conferenze episcopali e gruppi. Per comprendere le modalità di svolgimento e attuazione dei vari periodi del Concilio, sono utili le infografiche relative alle frasi antepreparatoria e preparatoria (p.51) e ai regolamenti procedurali (pp. 100-101).

Per quanto riguarda coloro che presero parte ai lavori conciliari, una tavola, oltre a fornire tutti i nomi dei partecipanti, in ordine alfabetico, illustra anche a quali sessioni hanno presenziato (pp. 265-277). Al fine della ricerca, risultano anche molto utili le tavole che indicano i componenti degli organi direttivi del Concilio e delle Commissioni (pp.126-133). Un ottimo apparato fotografico consente di dare un volto a molti dei protagonisti dell’assise ecumenica e la scelta di arricchire l’opera con un abbondante numero di foto dell’epoca, tutte in altissima definizione, mette in evidenza la volontà degli autori di raccontare un Concilio che non è costituito solo da documenti, ma soprattutto da quelle persone che, provenendo da ogni parte del mondo, hanno contribuito a scrivere questa importante pagina della storia della Chiesa. Questa operazione, che restituisce viva plasticità al Concilio, è facilitata anche da un buon numero di grafici, istogrammi “a torta” e cartine geografiche (pp.84-87) che ci illustrano la composizione dei padri conciliari per provenienza.

Non mancano cifre e curiosità come ad esempio quelle che riguardano i costi per la realizzazione del Concilio, calcolati in 4.562.007.733 di lire o quelle inerenti i momenti di relax per i padri conciliari, per i quali all’interno della Basilica Vaticana vennero istituiti due punti di ristoro dai nomi biblici “Bar-Jona” e “Bar-Abba” (p. 147)!

Share

ROMA – Martedì 17 maggio, alle ore 17.00, presso la Sala Guglielmo Marconi di Radio Vaticana è stato presentato il volume La diplomazia pontificia. Aspetti Ecclesiastico-canonici di Matteo Cantori, giovanissimo autore osimano al suo esordio. Hanno relazionato sul tema Mons. Giovanni Tonucci, Delegato Pontificio per la Basilica della Santa Casa e già Nunzio Apostolico in Bolivia, Kenia, Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda e Norvegia e Pierre-Yves Fux, Ambasciatore della Confederazione Elvetica presso la Santa Sede. Ha fatto gli onori di casa il Dott. Fabio Colagrande, redattore di Radio Vaticana.

Introducendo l’incontro, il Dott. Colagrande ha esordito dicendo che il volume di Matteo Cantori va a colmare un vuoto che era avvertito anche dagli operatori del mondo della comunicazione. Il lavoro, rigoroso e scientifico e allo stesso tempo divulgativo, ha un taglio storico e aiuta a comprendere il compito di un nunzio pontificio che può essere definito un “ambasciatore sui generis” poiché unisce alle tradizionali funzioni diplomatiche quelle pastorali. Proprio giovedì scorso il Papa, in visita alla Pontificia Accademia Ecclesiastica, l’istituzione che ha il compito di formare i diplomatici della Santa Sede, ha detto che l’opera del nunzio apostolico deve essere ispirata a intelligenza, arte e carità. Possiamo dire che sotto il pontificato di Papa Francesco i nunzi saranno chiamati a disegnare una geopolitica della misericordia attraverso una diplomazia della tenerezza.

Mons. Tonucci ha affermato che il lavoro che si svolge nelle nunziatura, come quello nelle ambasciate, è poco conosciuto e questo non permette di rendersi conto di quanto le ambasciate siano strumenti di dialogo sincero, aperto e schietto. Facendo una battuta, il prelato ha affermato che i politici combinano i guai e i diplomatici li risolvono! Nel suo servizio, un nunzio apostolico è chiamato a gestire i rapporti fra la Santa Sede e gli stati, proprio come farebbe qualsiasi altro diplomatico. Inoltre egli si interessa dei cattolici che vivono nello stato nel quale è accreditato. La sua attività è molto più sbilanciata su questo versante. In particolare, suo gravissimo compito è quello di aiutare il Papa nella scelta di chi può essere vescovo. Nella sua attività di ambasciatore del Papa, il nunzio non crea interferenze o sovrapposizioni con l’episcopato locale, poiché egli può intervenire direttamente nella vita della Chiesa locale solo se espressamente richiesto dalla Santa Sede. Il testo di Matteo Cantori aiuta ad addentrarsi in queste dinamiche e, come già detto, colma un vuoto, poiché testi autorevoli come quello di Mons. Cardinale e di Mons. Oliveri non sono più in commercio.

Ha preso poi la parola Sua Eccellenza Pierre-Yves Fux che ha ricordato come una volta, durante un viaggio in treno, un abate gli abbia chiesto come mai la Santa Sede non si decida a chiudere le nunziature. L’episodio denota ancora una volta come il lavoro delle nunziature sia sconosciuto e sottovalutato. La lettura del volume di Matteo Cantori avrebbe potuto dare a quell’abate una esauriente risposta! Il nunzio è un po’ come il decano del corpo diplomatico ed è in questo ambiente una figura più stabile rispetto a quella degli ambasciatori che cambiano sede diplomatica ogni 4 anni. Inoltre, il nunzio, quando scoppia una guerra e le ambasciate hanno l’obbligo di essere evacuate, è sempre l’ultimo ad abbandonare il suo ufficio. Per queste caratteristiche è diventato un importante punto di riferimento nel mondo delle relazioni internazionali. Per quanto riguarda l’attività diplomatica della Confederazione Svizzera e della Santa Sede si possono notare alcune affinità: sia la Svizzera che la Città del Vaticano sono stati neutrali, entrambe hanno una naturale vocazione nella promozione del diritto umanitario. Non bisogna poi dimenticare che fra gli svizzeri vengono reclutati gli uomini che difendono la vita del Papa. Nell’attuale contesto storico, oltre alla diplomazia degli stati, si rivela particolarmente preziosa quella delle religioni, portata avanti proprio dai nunzi.

Share