Senza istruzione corriamo il rischio di prendere sul serio le persone istruite. G.K.C.

ROMA – A margine della presentazione del libro “Le chiese stazionali di Roma. Un itinerario quaresimale” scritto dall’ambasciatrice Hanna Suchocka abbiamo avvicinato Sua Eminenza il Card. Giovanni Battista Re che ha gentilmente risposto a qualche nostra domanda. L’alto prelato è nato a Borno nel 1934. Dal 2000 al 2010 è stato Prefetto della Congregazione per i Vescovi, l’organo della curia romana che si occupa in primo luogo dell’elezione dei nuovi vescovi.

Lei è stato uno dei più stretti collaboratori di Giovanni Paolo II. Con quali parole descriverebbe Karol Woytjla?

Giovanni Paolo II è stato grande sotto ogni aspetto: come uomo, come papa e come santo. Ed è stato grande anche come come amico: veramente voleva bene ai suoi collaboratori e quindi ha sempre avuto grande attenzione per noi. Certo è un Papa che è  rimasto nel cuore della gente. Era un mistico, un uomo di grande spiritualità e al medesimo tempo molto attento alle persone e alle situazioni tanto concrete. Questo suo modo di essere ha influito sulla storia. Tutto ciò che ha caratterizzato il suo pontificato è stato ispirato da motivazioni  profondamente religiose:  egli desiderava far riavvicinare gli uomini a Dio e ridare a Dio la cittadinanza in un mondo che non poche volte lo aveva dimenticato.

Poiché il decano e il vice decano del collegio cardinalizio avevano raggiunto gli 80 anni, lei ha svolto, a norma del diritto canonico, le funzioni del decano, essendo per anzianità il primo dei cardinali vescovi.  Quali sono i sentimenti di un cardinale di Santa Romana Chiesa che entra nella Sistina per eleggere il successore di Pietro? Ho partecipato al conclave del marzo 2013 con altri 115 cardinali.  Ho sentito molto la responsabilità di fronte a Dio di collaborare con lui per trovare il Papa che andava bene per il nostro tempo. È stato trovato un Papa che va proprio bene per questo tempo:  un Papa caratterizzato da grande umanità, ma anche da grande spiritualità, semplicità, sobrietà e direi un Papa che corrisponde alle attese di questo momento difficile della storia del mondo.

Quale aspetto di Papa Francesco la colpisce maggiormente? L’aspetto che si nota di più in lui – e che ha suscitato anche tanto simpatia – è il fatto di essere molto vicino alla gente. Questo Papa ha voluto abolire le distanze ed è molto vicino alla persone, cerca di avvicinarsi ad esse: basta vederlo nelle udienze generali, quando si fa prossimo ai fedeli in Piazza San Pietro abbracciandoli, baciandoli ed accarezzandoli.

La Chiesa si sta preparando a vivere in ottobre il sinodo per la famiglia. Se ne parla molto anche sui media, spesso con grande approssimazione. Come vede questo evento un uomo di Chiesa come lei? L a famiglia e la spiritualità familiare sono peculiari per il futuro del mondo. Per cui è encomiabile l’attenzione del Papa verso le famiglie. È bene che prima di tutto ci si prepari bene alla vita familiare e cioè è necessario aiutare i fidanzati a prepararsi al matrimonio, alla spiritualità del matrimonio e della famiglia, poiché è all’interno della famiglia che avviene la trasmissione della fede. È importante quindi che il Papa abbia messo al centro del prossimo sinodo il tema della famiglia, perché oggi essa è minacciata e ha bisogno di essere difesa secondo il piano di Dio.

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